Ritrovare la "paternità persa":
Inizia una conversazione riguardo gli uomini e l'aborto volontario (Parte I)

(Gennaio 2008)

Sommario
da Olivia Gans 
direttrice di "American Victims of Abortion"


Dai primi anni di attività della nostra associazione American Victims of Abortion, dicevamo sempre: "Noi siamo le madri, i padri, le famiglie. Loro erano i nostri figli."

Questa frase, cosa riconosce? Riconosce che ogni aborto volontario è davvero una morte in famiglia, e spesso, anche una morte della famiglia. Questa triste realtà è quasi sempre presente nelle storie che raccontano quelli che fanno parte della nostra associazione.

Ma, purtroppo, è stato sempre difficile fare capire alla gente che ogni aborto ha un effetto collaterale che si estende oltre la madre e il suo bambino. E' stato solo nel novembre del 2007 che in un convegno di professionisti , si cominciò a trattare il dolore che spesso sentono i padre dei bambini abortiti.

Sponsorizzato dal "Ufficio nazionale del Recupero e della guarigione post-aborto" (NOPARH), il convegno, che ha avuto luogo a San Francisco, ha riunito uomini e donne che stanno lavorando in questo campo. C'è stata una sinergia fra i veterani e i novizi, il che ha molto arrichito la conversazione.

I relatori sono stati soprattutto medici, psicoterapeuti e ricercatori impegnati in questo campo. Una delle convinzioni condivise è stata la seguente:

"E' tragicamente sbagliato pensare che le donne debbano avere l'unica voce nel decidere cosa fare di un bambino che ha un padre, due nonni, dei zii, e spesso fratelli e sorelle."

Ho sentito parlare per la prima volta della "sindrome post-abortiva" nel 1982, anche se in quell'epoca non si chiamava ancora così. Il Dott. Vincent Rue ha articolato perfettamente ciò che stavano vivendo tante donne come me. Lui era anche abbastanza coraggioso nel suggerire, già allora, 25 anni fa, che tanto gli uomini come le donne erano candidati probabili per i problemi emozionali dopo l'aborto volontario. Già in quell'epoca questo aveva senso se uno avesse guardato in faccia la realtà della decisione di vita o di morte che si prendeva in ogni aborto volontario, e la realtà di quanto gli uomini spesso venivano esclusi da quella decisione.

Ora, 25 anni dopo, il Dott. Rue è ancora all'avanguardia. Egli ha spiegato che dall'anno 1973 sono stati condotti solo tre grandi studi per cercare di determinare gli effetti dell'aborto volontario sugli uomini. Insomma, loro sono ancora, e sono veramente, gli attori dimenticati nella storia di ogni aborto.

Rue crede, tragicamente, che le possibilità di ottenere più fondi per tali ricerche siano poche. C'è ancora troppa mancanza di studi sugli effetti
dell'aborto sulle donne.

Fra i molti relatori a questo convegno c'è stato lo psicoterapeuta Greg Hasek, il quale ha esplorato la mancanza di legami che molti uomini soffrono con il proprio padre, e come questo fatto anticipi e peggiori la perdita di paternità che molti uomini sentono dopo un aborto volontario.

Molte donne mi hanno raccontato di quanto l'apparente ambivalenza dimostrata dal padre del loro bambino è stata per loro come un abbandono.
Tuttavia il messaggio dato alle generazioni più giovani di uomini è stato: "Via, state indietro! e lasciate che lei decida!".
I risultati di questo fenomeno culturale è stato disastroso.

La Dott.ssa Catherine Coyle, altra relatrice, è impegnata soprattuto nello stimolare delle conversazioni oneste tra uomini e donne dopo un aborto volontario. Il miglior cammino verso il risanamento unisce tutte e due le persone mentre imparano a ricordare i loro bambini invece di elaborare da  soli e separatamente un lutto.

Il suo libro "Gli uomini e l'aborto volontario: un cammino verso la guarigione" è stato scritto come risultato di un progetto di ricerca che è iniziato utilizzando Internet. E' un aiuto di grande valore per coloro che cercano di espandere oppure iniziare un'attività di supporto post-abortivo per gli uomini nelle loro comunità.

Tom Golden ha relazionato sulle prospettive meravigliose riguardo i diversi modi in cui gli uomini e le donne elaborano il lutto.  Gli uomini hanno bisogno di entrare attivamente in contatto con il proprio dolore, quindi c'è bisogno di creare per loro degli "attrezzi attivi" per aiutarli con tale espressione. La creazione dei monumenti e altri spazi semi-pubblici potrebbe facilitare tale espressione.

A questo convegno non ci sono stati solo americani. Il triste fatto è che l'aborto è un dramma mondiale. Andrzej Winkler è terapista e presidente della società pro-vita in Polonia. Del mio lavoro in quel Paese negli anni 1990 ho un forte ricordo di quanto spesso gli uomini si sono avvicinati a noi per raccontarci le loro storie di aborto. Questo ci ha sopreso molto. E' veramente difficile portare a discutere, e a far comprendere, tutti i livelli di complessità che circondano l'esperienza dell' aborto.

Per molti dei quasi 200 partecipanti al convegno, la stragrande porzione uomini, alcuni dei momenti più commoventi sono stati quelli in cui diversi padri hanno fornito le loro testimonianze. La sincerità e il coraggio con cui hanno parlato hanno lasciato profonde tracce su tutto il convegno. Risulta che siano stati presenti molti padri post-abortivi venuti con la semplica voglia di vedere di cosa trattava questa conferenza.
                                                                                                                                                                                                vai a Parte II

Traduzione di Monika Rodman e Domenico Montanaro. Tutti i diritti riservati.
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