La
madre
di Gwendolyn Brooks
Gwendolyn Brooks è stata la prima poetessa
africana-americana
a vincere il Premio Pulitzer. Lei utilizzava forme
tradizionali
per affrontare temi spesso tabù come la razza e il rapporto tra i
sessi.
Pubblicato nel 1945, “la madre” è stato il primo poema pubblicato
in
lingua inglese in cui è stata usata la parola “aborto.”
Gli
aborti non ti permettono di dimenticare.
Tu
ricordi i bambini
che
hai concepito ma non hai accolto,
le
piccole teste, bagnate con pochi (o nessun) capello,
i cantanti e gli operai
che
non hanno mai assaporato l’aria.
Questi,
mai li trascurerai, mai li maltratterai,
mai
li farai tacere né li comprerai con una caramella,
mai
metterai nelle loro bocche i pollici
né
caccerai via i fantasmi che vengono nella notte.
Mai
li lascerai, tenendo dentro il tuo sospiro assetato di loro
mai
tornerai affamata di vederli, mangiandoteli con gli occhi.
Io
ho sentito nelle voci del vento le voci
dei
miei oscuri figli uccisi.
Mi
sono contratta. Ho consolato
i
miei cari oscuri sui seni che loro non hanno mai potuto succhiare.
Ho
detto, Dolci, se ho peccato, se ho rubato la vostra fortuna
e
le vostre vite dal vostro protendervi senza raggiungere,
se
ho rubato le vostre nascite e i vostri nomi,
le
vostre lacrime di neonato e i vostri giochi,
i
vostri amori belli o difficili, i vostri tumulti,
i
vostri matrimoni, dolori, e le vostre morti,
se
ho avvelenato l’inizio dei vostri respiri
Credetemi
che anche nella mia intenzionalità
non
sono stata intenzionale.
Ma
perché devo lamentarmi,
lamentarmi
che il crimine fosse stato di qualcun altro
e
non mio?
Giacché
comunque siete morti,
anzi,
non siete stati creati.
Però
anche detto così temo che sia sbagliato.
Oh,
cosa dirò, come si può dire la verità?
Voi
siete nati, avete avuto un corpo, siete morti.
Solo
che non avete mai riso ne programmato ne pianto.
Credetemi,
vi ho amato tutti.
Credetemi,
anche se per poco, vi ho conosciuti, e vi ho amati
......vi
ho amati tutti.
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