Testimonianze di Altre Persone Toccate
Testimonianza di Anna,
una nonna toccata dall'incontro con una giovane che si prepara ad abortire:
"Sono una nonna di sei nipoti, ho sessantacinque anni. Al
tempo votai a favore della legge sull'aborto, ritenendo giusto che in
casi di stupro o di gravi situazioni di pericolo per la madre, ci fosse
una possibilità legale di aborto assistito.
Me ne sono pentita
tanto!
Circa quindici anni fa accompagnavo una delle mie quattro figlie
incinta ad una visita di controllo presso un ambulatorio della
Maternità di Firenze. Mentre ero in attesa, mi si
avvicinò una ragazza che mi domandò quanti anni avesse
mia figlia.
Io risposi: "Ventiquattro anni, perché?" E lei: "Perché i
miei dicono che sono troppo giovane, ho la stessa età, e mi
fanno abortire". Rimasi senza parole, e a distanza di tanto tempo, ho
ancora un senso di rimorso per non aver fatto niente per lei. Sua madre
che l'accompagnava era intenta a riempire moduli e a passare da uno
sportello all'altro. Nessuno che potesse ascoltare le sue confidenze o
il suo bisogno di parlare della cosa che le stava succedendo, al punto
che ella lo fece con me, una perfetta sconosciuta che casualmente le
sedeva accanto in attesa.
Lo stupore che mi paralizzò fu dovuto al fatto che le sue
motivazioni non erano: non sono sposata, non ho un lavoro, non posso
permettermi un figlio, oppure addurre motivi gravi di salute. Quindi
solo la giovane età, si fa per dire, le imponeva da parte dei
genitori, questo orribile gesto, del quale non era affatto convinta, o
almeno io ebbi questa impressione. Capii allora che la legge aveva
banalizzato a tal punto l'uccisione di un bambino che si poteva non
solo abortire senza pena legale, ma addirittura farlo senza alcuno
scrupolo morale. Chissà quante creature come quella giovane si
sono trovate in trenta anni nella stessa situazione e quanta sofferenza
e pentimento questa abbia provocato; senza nessuno che le ascoltasse e
le aiutasse a prendere una decisione veramente motivata o proporre loro
un'alternativa. [...]" (Lettera a "Il Foglio" 24 marzo 2008)
Testimonianza di Carla, madre che ha avuto tre aborti spontanei:
"Mio marito ed io siamo sposati da venti anni, abbiamo tre figli
qui e tre in Cielo, angeli non nati alla vita, ma sicuramente vivi in
Dio! Questo perché, soffrendo di una patologia metabolica
sopraggiunta dopo il terzo figlio, ho avuto tre aborti spontanei con
immenso dolore.
All'ospedale S. Giovanni di Roma, dove fui ricoverata, c'erano molte
donne che abortivano volutamente: in media otto al giorno, tutte
ricoverate nella stanza detta dei "FIOCCHI NERI". C'era anche chi era al
decimo aborto. La tristezza nei loro volti e nessun ginecologo o
psicologo che parlasse con loro, che le dissuadesse. Anche all'ospedale
S. Eugenio mi imbattei in una giovane ragazza alla quale la ginecologa
non disse una parola per dissuaderla dall'abortire. Invece le parole
che udii furono: "Non preoccuparti, il 'materiale uterino' ti
sarà estratto senza dolore".
Quando la dottoressa si allontanò un attimo mi avvicinai alla
ragazza chiedendole perché volesse uccidere il suo bambino. Mi
rispose che doveva farlo, perché altrimenti il suo ragazzo
l'avrebbe lasciata. Replicai che a mio parere, probabilmente, l'avrebbe
abbondonata comunque e che non l'amava. La supplicai di non compiere
quel gesto. Le chiesi se il medico le avesse spiegato che a quasi tre
mesi il suo bimbo aveva le mani e il cuore che batteva forte. Rispose
di no. Nessun medico o psicologo le aveva spiegato qualcosa, nessuno
aveva cercato di non farla abortire. [...]" (Lettera a "Il Foglio" 12 marzo 2008)
Un'altra Anna, adottata, condivide la seguente riflessione:
"Sono una ragazza di non ancora 21
anni. All'età di 18 mesi sono stata adottata dalla mia famiglia,
sono nata in Cile. 'E la tua vera mamma dov'è?' questo mi
chiedevano i miei coetanei alle scuole elementari. Io molto
ingenuamente, ma con tutta la verità che si trova nei pensieri
infantili, rispondevo che la mia vera mamma la conoscevano tutti e che
'ora' è a lavorare. Alle medie e superiori il nuovo tormentone era: 'Ma
non sei arrabbiata dato che ti hanno abbandonato?!' e io rispondevo che
nessuno mi aveva abbandonato! Loro non capivano e molto onestamente
nessuno ancora capisce.
Sappiate tutti che la sera prima di addormentarmi riservo sempre una
piccola preghiera per chi mi ha messo al mondo, perché adesso
sono qui. Mia madre non ha abortito, mi ha donato la vita. Mi correggo:
la vita me l'ha donata Qualcun Altro (dato che credo fermamente che la
vita inizia il terzo giorno dall'atto sessuale e non il terzo mese!),
mia madre ha scelto di farmi nascere, e dopo non mi ha abbandonata in
qualche cassonetto della spazzatura, ma si è assicurata che
qualcuno con più possibilità di lei mi regalasse un
futuro migliore, questo è il gesto d'amore più grande che
una madre possa fare per il proprio figlio. Del resto non m'importa
niente. [...]" (Lettera a "Il Foglio" 21 febbraio 2008)
Testimonianza di Nadia
Per lungo tempo ho conservato in un cassetto una certificazione medica
firmata da un noto ginecologo di Perugia con la quale si autorizzava
mia madre a sottoporsi ad un aborto terapeutico perché non
ritenuta idonea ad affrontare una gravidanza a causa delle sue
condizioni di salute seriamente compromesse. Approfitto di questo
spazio per ringraziare mia madre perché ha riposto quel
certificato in un cassetto, perché non ha considerato la sua
salute, la sua vita più importante della mia.
Io sono, io esisto, mi chiamo Nadia, ho 56 anni, un marito che mi ama,
quattro figli, due nipotini. Quando penso a quel certificato sono colta
da un forte turbamento: tutto questo poteva "non essere". Oggi mostro
quel foglio ai miei figli con la speranza che abbiano rispetto per la
vita, che la considerino un dono prezioso sempre, anche in presenza di
disabilità e malattie. La vita ci insegna che queste possono
insorgere in qualsiasi momento e allora perché rifiutare che
questo possa accadere all'inizio, agli albori della vita? [...] ... (S)ento il
dovere di schierarmi dalla parte di tutti coloro che sono portatori di
disabilità; non mi stupirei che si sentissero offesi, si sta
negando il fatto che la loro vita è degna di essere vissuta.
Qualcuno sta lanciando un messaggio: meglio per loro che non fossero
nati!" (Lettera a "Il Foglio" 19 febbraio 2008)
Testimonianza di Paolo
"... Un giorno di parecchi anni fa,
poco più che ventenne e in visita a casa di parenti insieme a mia
madre sentii parlare di una vacanza:
'Dovremmo andare in vacanza la settimana prossima, ma se la nostra
filippina si decide. E' incinta e non vuole seguirci. Si sa come sono i
filippini: cattolici. Se non si decide ad abortire, finisce che me ne
devo cercare una apposta per l'estate e così cosa faccio, pago
due volte? Ma domani la spedisco alla Mangiagalli, che le fanno un
discorsetto'.
Questo, parola più o parola meno, il senso ma soprattutto il
tono milanese e fighetto del discorso della mia parente. Rischiai di
rompere buoni e necessari rapporti di parentela cercando di balzare in
piedi e solo la forte stretta al braccio e lo sguardo di mia madre mi
trattennero. Io, figlio unico, frenai l'impeto.
Il giorno dopo cercai di recuperare e dalle cabine telefoniche
dell'Università Cattolica chiamai la Mangiagalli, cercai di un
medico di cui conoscevo per certo l'impegno contro l'aborto e alla
segreteria lasciai il messaggio "verrà presto una donna
filippina per un'interruzione di gravidanza: non è convinta,
anzi è quasi costretta".
Non so com'è andata a finire. Forse quel figlio è nato,
ma non so. Non so dire di mia madre ma certamente ricordo questa per me
come una connivenza con l'aborto...."
- Dalla collezione di lettere al Foglio quotidiano, Fate l'amore, non l'aborto, Vol. II, p. 172-173
E di Cristina e Giovanni, genitori adottivi:
"Venticinque
anni fa abbiamo adottato una bimba di sette mesi; un mese dopo
l'adozione passeggiavamo sul lungomare, la bimba in braccio alla madre.
Una signora ci osserva, ci fa i complimenti per la bella figlia, inizia
a vezzeggiarla e va in brodo di giuggiole quando la bambina le sorride.
Si inizia a discorrere, ingenuamente raccontiamo che nostra figlia
è stata adottata da poco tempo. L'espressione della signora
cambia all'improvviso, da sorridente si fa delusa e sdegnata: 'Non
capisco quelle madri incoscienti che invece di abortire mettono al
mondo un figlio per poi abbandonarlo!'
Le abbiamo fatto rispettosamente presente che la bimba, che a suo
parere avrebbe dovuto essere abortita, era nostra figlia. Le abbiamo
anche fatto osservare che quella medesima bimba che pochi minuti prima
lei trovava tanto carina, ora era da radiare dal novero dei viventi.
Non c'è stato nulla da fare, la distinta signora se ne è
andata indignata, ferma nella sua convinzione.
Ci è capitato altre volte, anche con il nostro secondo figlio
adottivo, di imbatterci in persone che si domandavano scandalizzate
come mai la donna che l'aveva portato in grembo non avesse abortito,
piuttosto che trovarsi nelle condizioni di abbandonarlo alla nascita. E
queste cose ce le siamo sentite dire in faccia, con un bimbo felice di
stare al mondo davanti agli occhi. Per riconoscere il valore
straordinario di un uomo, e tanto più di un bimbo, bisogna
guardarlo in faccia: come spesso succede, le idee possono offuscare la
vista."
(Lettera a "Il Foglio" , pubblicata in "Aborto? No grazie", Volume Terzo, 2008, p. 62-63)
Testimonianza di Elisabetta
"Se fossi
stata concepita anni dopo avrei avuto tutte le 'carte in regola' per
essere abortita. Ma era il 1976 e io, 'feto malformato', sono nata e
anche se la mia 'prima madre' non se l'è sentita di tenermi io la
ringrazio di avermi messo al mondo." Lettera a "Il Foglio" , pubblicata in "Fate l'amore, non l'aborto", Volume Secondo, 2008, p. 260)
Testimonianza di Marco, professore di liceo
"Quando mi trovo a discutere di questo dramma, mi torna sempre alla
mente quello che mi disse una studentessa, alla fine di un'assemblea
studentesca sul tema dell'aborto. La studentessa mi prese in disparte e
mi raccontò che sua madre, quando era in attesa di lei, era
ancora minorenne, non era sposata, non aveva concluso gli studi e non
aveva ancora un lavoro. ' Se mia madre avesse assecondato queste
motivazioni io oggi non ci sarei', mi disse la studentessa. E noi non
avremmo mai potuto vedere la Miss Liceo 1994." Lettera a "Il Foglio" , pubblicata in "Fate l'amore, non l'aborto", Volume Primo, 2008, p. 186-187)
Luigi di Parma dice:
"Mia madre voleva abortire poi non lo fece ed io sono qui."
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A volte l'esperienza di un aborto può creare intense emozioni che forse non potete gestire adeguatamente da soli.
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